Una protesta pacifica di attivisti di Greenpeace “attivisti-turisti” all’ombra della piattaforma petrolifera offshore
"Sarago Mare A", a soli tre chilometri dalla costa di Civitanova Marche.
Un grande striscione galleggiante con la scritta “STOP TRIVELLE”: questo è il messaggio lasciato a pelo d’acqua dai nostri attivisti, che si sono poi finti “turisti petroliferi” in vacanza all’ombra delle piattaforme.
Secondo Greenpeace "i piani del governo Renzi rischiano di regalare i nostri mari ai petrolieri, ma noi non vogliamo restare a guardare e oltre 43mila persone si sono già schierate dalla nostra parte, firmando la petizione “TrivAdvisor”!"
Dalla pagina web dell'associazione ambientalista viene detto anche che "Quello del Governo è un attacco in piena regola ai nostri meravigliosi litorali: soltanto a giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’airgun. L’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio. Solo poco tempo prima un’altra serie di autorizzazioni aveva aperto la strada a un nuovo pozzo di ricerca, dieci pozzi di estrazione e all’installazione di una piattaforma a soli 6 km dalle coste abruzzesi. L’assalto prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.
Uno scempio ambientale, che non è conveniente neppure sotto il profilo economico e sociale. I dati parlano chiaro: riempire i nostri mari di trivelle non ridurrebbe la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, dal momento che le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali “ammontano” a meno di 2 mesi di consumi nazionali! Tutto questo concedendo alle compagnie il pagamento di royalties tra le più basse al mondo."
Secondo Greenpeace "i piani del governo Renzi rischiano di regalare i nostri mari ai petrolieri, ma noi non vogliamo restare a guardare e oltre 43mila persone si sono già schierate dalla nostra parte, firmando la petizione “TrivAdvisor”!"
Dalla pagina web dell'associazione ambientalista viene detto anche che "Quello del Governo è un attacco in piena regola ai nostri meravigliosi litorali: soltanto a giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’airgun. L’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio. Solo poco tempo prima un’altra serie di autorizzazioni aveva aperto la strada a un nuovo pozzo di ricerca, dieci pozzi di estrazione e all’installazione di una piattaforma a soli 6 km dalle coste abruzzesi. L’assalto prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.
Uno scempio ambientale, che non è conveniente neppure sotto il profilo economico e sociale. I dati parlano chiaro: riempire i nostri mari di trivelle non ridurrebbe la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, dal momento che le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali “ammontano” a meno di 2 mesi di consumi nazionali! Tutto questo concedendo alle compagnie il pagamento di royalties tra le più basse al mondo."
Il gioco non vale la candela neppure dal punto di vista dell’indotto:
le ricadute occupazionali sono modestissime, al più nell’ordine di
poche migliaia di unità, mentre il rapporto tra investimenti e
occupazione generata per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica
sarebbe di gran lunga superiore.
Insomma, occasione di profitto per una manciata di aziende, ma quantità irrisorie per il fabbisogno energetico del Paese.
Grazie Renzi, ma il futuro che vogliamo non è fatto né di airgun né di trivelle!
Guarda il VIDEO-1 e VIDEO-2 servizio di VideoTolentino
Fonte: http://www.greenpeace.org
Insomma, occasione di profitto per una manciata di aziende, ma quantità irrisorie per il fabbisogno energetico del Paese.
Grazie Renzi, ma il futuro che vogliamo non è fatto né di airgun né di trivelle!
Guarda il VIDEO-1 e VIDEO-2 servizio di VideoTolentino
Fonte: http://www.greenpeace.org
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