Per scongiurare il quorum, il governo ha scelto di anticipare la data del voto
al 17 aprile, e questo ha dimezzato i tempi della campagna referendaria e
ostacolato indirettamente il tuo diritto ad informarti.
Dimostra alle persone del governo italiano, che dovrebbero fare gli interessi dei cittadini e che questi trucchetti non riusciranno a fermare le tue scelte ed i principi di democrazia.
1) CON I QUESITI REFERENDARI ABBIAMO GIA’ OTTENUTO RISULTATI IMPORTANTI, ADESSO FACCIAMO UN ALTRO PASSO
L’esecutivo del governo Renzi per mesi ha fatto di tutto (a livello
lecito e sottobanco, mettendo in campo un mix di strumenti normativi e
di ricatti basati su logiche di scambio) per evitare ad ogni costo che
si potesse giungere a questo importante appuntamento referendario. La
determinazione con cui l’attuale compagine governativa, in maniera a
volte subdola e/o sfacciatamente vergognosa, ha finora perseguito la
finalità di ostacolare l’idea stessa che milioni di italiani potessero
dire la loro in materia di perforazioni per la prospezione, ricerca,
coltivazione di idrocarburi, ha infatti aspetti davvero grotteschi, come
il ricorso alla Legge di Stabilità per eludere principi e prassi
decisorie che fino a poco tempo fa sembravano inderogabili pilastri del
cosiddetto “Sblocca Italia”.
E’ il caso della scomparsa “per magia”, tramite semplice emendamento,
dei principi di “strategicità, indifferibilità, urgenza, pubblica
utilità”, che rappresentavano l’anima stessa del decreto legge “Sblocca
Italia” (poi Legge n 164/2014).
E’ il caso della titolarità all’esproprio già prima dell’esito delle
attività di prospezione e ricerca, così come della facoltà di
assoggettare quote considerevoli di territorio per costruire
infrastrutture funzionali agli impianti ed alle attività di
trasformazione e trasporto degli idrocarburi al di fuori delle aree di
concessione.
E’ altresì il caso dell’abolizione del diritto di decisione da parte
dello stesso presidente del consiglio, al termine di tempi ristretti e
di un iter che esclude l’intesa “in senso forte” tra Stato ed Enti
locali in sede di Conferenza dei Servizi. Lo stesso Piano delle Aree
(dove le Companies potrebbero avanzare richieste o meno) è stato
semplicemente cancellato, così lasciando alle multinazionali la facoltà
non solo di continuare ad avanzare richieste di permessi e concessioni
in modo selvaggio e senza criteri condivisi da Enti locali e territori,
ma addirittura concedendo loro la facoltà di avvalersi di un doppio
regime legislativo per l’ottenimento dei titoli.
Insomma, di 6 quesiti referendari ammessi il Novembre scorso dalla
Corte di Cassazione, la Corte Costituzionale ne ha salvato solo uno, a
seguito appunto degli emendamenti in Legge di Stabilità, che pur
assorbendo 3 dei quesiti proposti, ne lasciava elusi altri due,
attualmente impugnati per “conflitto di attribuzione” da sei delle 10
Regioni che avevano depositato i quesiti a Settembre. Ad oggi si attende
il provvedimento di ammissibilità il prossimo 9 Marzo.
2) LE CONDIZIONI PER DARE UNA SPINTA CONTRO IL FOSSILE SONO FAVOREVOLI
Chi da anni avverte il peso sulla propria vita, sulla propria pelle,
nel condizionamento delle scelte economiche, in quanto vive e lavora a
ridosso di centri oli, raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi,
centri e/o pozzi di stoccaggio di petrolio e di gas; quanti vivono con
sotto i piedi oleodotti e gasdotti; quanti bevono e coltivano la terra
con acque provenienti da falde inquinate da centinaia di sostanze
chimiche, da metalli pesanti, da idrocarburi; i pescatori, i lavoratori
del settore turistico/alberghiero, oggi non si chiedono SE appoggiare
questo referendum, ma COME continuare ad accumulare forza sociale e
politica per voltare pagina, per chiudere con leucemie, tumori,
avvelenamento di acqua, aria, suolo, cibo, per andare finalmente oltre
il modello energetico fondato sulle fossili.
La combinazione, negli ultimi mesi, della campagna planetaria di
pressione dal basso verso i lavori della conferenza internazionale sul
clima a Parigi (COP 21), con la forte sensibilizzazione provocata dalla
lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, ha fatto da detonatore
per le lotte territoriali contro le grandi opere, in un contesto
internazionale di accelerazione dell’iniziativa bellica, di forte e
veloce cambiamento degli assetti geopolitici, mentre resta perdurante la
tendenza al ribasso storico del costo unitario di produzione del
barile.
3) IL VOTO DEL 17 APRILE FAVORISCE UNA GRANDE COALIZIONE
SOCIALE PER ATTUARE LA TRANSIZIONE ENERGETICA FONDATA SULLE RINNOVABILI
PULITE
Il voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto,
al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e
scossoni, esso è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da
anni per i beni comuni e per l’affermazione di maggiori diritti possono
al momento disporre per dire la propria sulla Strategia Energetica
nazionale che da Monti a Renzi resta l’emblema dell’offesa ai territori,
alle loro prerogative, alla stessa Costituzione italiana.
Lo sanno bene le centinaia di comitati e di associazioni, i comitati
che lottano contro le piattaforme a mare, così come contro la Tap,
contro le centinaia di chilometri di tubi delle reti di gas su faglie
sismiche, contro centrali e pozzi di stoccaggio che provocano sismicità
indotta per decreto ministeriale, contro le raffinerie che emettono
sostanze nocive, contro i depositi di stoccaggio a rischio di incidente
rilevante e di inquinamento della falda; lo sanno i produttori
ortofrutticoli, gli allevatori, così come le reti per l’opzione
Combustione Zero Rifiuti Zero. Se alle centinaia di associazioni a
carattere nazionale si sono aggiunti i comitati No Tav della Val di
Susa, così come il Forum nazionale per l’Acqua Pubblica, la
Confederazione Cobas, la Fiom, non è certo in virtù di una squallida
operazione di sommatoria aritmetica delle piccole convenienze locali.
Di certo chi conosce gli equilibri sociali, politici, culturali,
economici, di chi gestisce (tra l’altro senza mandato elettorale!) le
sorti di circa 60 milioni di italiani, sa bene che il referendum “questo
referendum”, rappresenta la porta stretta attraverso cui solo uno potrà
passare: o vinceranno la furbizia ed il gioco sporco che il governo
Renzi sta conducendo con estrema arroganza e sicumera in nome della
TTIP, delle lobbies inceneritorie, finanziarie, delle multinazionali, o
vinceranno le ragioni di chi chiede diritti, dignità, rispetto dei
territori e della salute, affermazione del valore d’uso attraverso
esercizio diffuso, decentrato e diretto, dal basso, di più democrazia.
Non abbiamo scelto noi il quesito su cui far convergere, in questa
delicata fase di transizione autoritaria e centralizzatrice dei poteri,
l’intelligenza e la potenza delle reti del conflitto e della proposta
per quello che fino a pochi anni or sono si definiva comunemente “un
altro mondo è possibile!”.
Abbiamo comunque uno strumento di convergenza comune, una tabella che
indica con chiarezza il percorso praticabile. Sappiamo bene che ci
attende un percorso duro ed irto di ostacoli, ma dobbiamo essere fieri
di quanto siamo riusciti a fare finora; ancor più di quanto stiamo
facendo, senza smettere di essere ambiziosi! Portare al voto 26 milioni
di italiane/i (tanti ne occorrono per il quorum!), sapendo tra l’altro
che i sondaggi danno il Sì al 40% (nemmeno per lo scorso referendum su
Acqua Pubblica e Nucleare a Febbraio davano tanto!), vuol dire
sintonizzarsi fraternamente, solidarizzare, crescere concentrandosi
sull’obiettivo. Vuol dire mettere a disposizione non un freddo
dispositivo di propaganda, ma attivare un sentire comune, attivare
saperi e progettualità essenziali per la sfida della transizione.
La transizione alle rinnovabili pulite non può essere una delega in
bianco alla miglior convenienza delle lobbies energetiche. E’ anzitutto
controllo consapevole esercitato dal basso in condizioni di condivisione
e di formazione/autoformazione costante; è espropriazione del monopolio
alienato della scienza e pratica della soddisfazione a misura di
bisogni collettivi individuati.
4) LA SPINTA REFERENDARIA COSTRINGE MOLTE COMPAGNIE A RINUNCIARE
Soltanto fino a poche settimane fa sarebbe stato azzardare immaginare
che, dopo la pioggia di richieste di permessi, alcune compagnie
potessero abbandonare il campo. La spinta referendaria, letta come
recepimento formale di una pressione materiale costante e crescente
dovuta ai crescenti cicli di lotta sviluppatisi nell’intero paese, in
terra ed in mare, ha creato, contrariamente ai servili desiderata
dell’esecutivo centrale, un quadro di forte incertezza normativa. Adesso
è un fatto che il governo ha dovuto emanare un apposito decreto di
azzeramento per il permesso in Adriatico “Ombrina mare due” della
Rockhopper, una delle più discusse e controverse concessioni a mare, che
nonostante ripetute mobilitazioni di massa, ricorsi, leggi regionali,
sembrava ineluttabilmente in fase di avvio operativo.
Stessa sorte per l’odiato permesso chiesto dalla compagnia
Petroceltic di fronte alle isole Tremiti; per un permesso della
Appennine Energy nello Jonio, dove inoltre, in questi giorni, la Shell
abbandona i giacimenti nel golfo di Taranto, inviando al Ministero dello
Sviluppo Economico la lettera con cui rinuncia al permesso di cercare
il petrolio nel mare fra Puglia, Basilicata e Calabria, con le istanze
riguardanti i due permessi di ricerca d7482fr-sh e d7482fr-sh.
5) I TERRITORI CONTINUANO A CONTARE
In pochi mesi il processo messo in atto dalla strategia referendaria
ha consentito di ottenere un vero e proprio capovolgimento dell’impianto
centralizzatore e decisionista del famigerato “Sblocca Italia”. Un
primo banco di prova riguarda il recupero delle competenze regionali
nelle procedure di Via per il progetto di movimentazione e stoccaggio di
petrolio e di gas a Taranto, in Puglia, provenienti dal nuovo Centro
Oli di “Tempa Rossa”, in Basilicata, e destinati alla raffinazione off
shore.
La giunta regionale pugliese torna, grazie all’assorbimento dei
quesiti referendari negli emendamenti alla Legge di Stabilità, ad
avvalersi di poteri e competenze, mentre i cittadini ed i movimenti
dispongono nuovamente di un importante interlocutore istituzionale, che
nel peggiore dei casi potrà essere destinatario di azioni di conflitto e
di pressione. Come ai tempi delle mobilitazioni per sollecitare le
amministrazioni comunali a deliberare per chiedere ai rispettivi
presidenti di giunta regionale l’impugnazione dell’art. 38 dello Sblocca
Italia, il referendum agisce da esplicito catalizzatore motivazionale
all’azione deliberante di giunte e consigli comunali contro numerose
richieste di permessi, come sta accadendo in diversi comuni campani e
lucani in questi giorni, dove sono i sindaci a convocare esponenti di
comitati No Triv e movimenti a loro sostegno.
6) RENZI TEME LA DEBACLE PER LE “SUE” RIFORME ISTITUZIONALI
Abbiamo poco tempo per riuscire ad incidere in modo adeguato ed
efficace. Il Governo, obbligato a stabilire una data per la celebrazione
del referendum No Triv, non a caso sceglie la prima domenica utile per
legge. Oltre a sacrificare senza batter ciglio l’equivalente
dell’ammontare annuale delle royalties (non meno di 350 milioni di
Euro!), pur di evitare l’election day, sta tentando di sabotare i tempi
per il normale dispiegamento di una campagna elettorale degna di questo
nome. In realtà il presidente del Consiglio non vuole che la strada per
il referendum confermativo istituzionale, stabilito ad Ottobre 2016, tra
cui la revisione del Titolo V della Costituzione (di cui lo Sblocca
Italia è una sostanziale anticipazione), possa in alcun modo essere
ostacolato da altri fenomeni di grande catalizzazione del dissenso.
Il referendum del 17 Aprile rappresenta in realtà un potente momento
di accumulo positivo di energie sociali, di saperi, di creatività, di
veloce incremento di relazioni operative tra reti consolidate.
Lo stesso Renzi ha più volte dichiarato che in caso di sconfitta del
“suo” referendum istituzionale abbandonerebbe il suo ruolo attuale e la
stessa politica. Allora, diamo una mano al campione del decisionismo
neoliberista a lasciare campo libero ad una grande coalizione per il
bene comune! Il quadro è quindi complesso e dinamico. Gli elettori hanno
voglia e necessità, dopo anni di lotte, di potersi esprimere non solo
nel merito dei quesiti ammessi, ma dell’intera Strategia Energetica
Nazionale. Raggiungere il quorum in tempi così brevi e sapendo
coinvolgere vittoriosamente 26 milioni di cittadine/ italiane/i,
significherebbe saper guidare dal basso un intero processo di
trasformazione sociale e politica di un paese ammuffito ed intristito da
una crisi asfittica, con effetti trascinanti anche per le lotte di
altri paesi europei.
Fonte: http://www.notriv.com
Votare SI o NO?: quali sono le ragioni:
Le urne resteranno aperte dalle ore 7.00 alle ore 23.00 del 17/04. Si vota presso il seggio elettorale di appartenenza.
Per gli studenti fuori sede che si trovano a Macerata e non possono recarsi nel proprio seggio le indicazioni da seguire per votare sono riportate al sito:
https://goo.gl/SenziL
Per gli studenti fuori sede che si trovano a Macerata e non possono recarsi nel proprio seggio le indicazioni da seguire per votare sono riportate al sito:
https://goo.gl/SenziL
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